Le ragioni del manifesto

La società del terzo millennio è ancora caratterizzata da una visione del mondo dal retaggio androcentrico, che tuttora perpetra ciò che viene definito gender power asymmetry, favorendo i processi di stereotipizzazione delle identità e ostacolando il lento percorso verso una società inclusiva e paritaria. Le questioni che riguardano le dissimmetrie di genere costituiscono oggi una priorità, così come documentato da numerosi studi, ricerche e indicatori tra cui il Global Gender Gap Report, redatto annualmente dal World Economic Forum, nel quale emerge in particolare la posizione di arretratezza dell’Italia, e l’Agenda ONU 2030, che pone tra i propri obiettivi il raggiungimento della parità di genere (obiettivo 5). In questo contesto il linguaggio — iconicoe verbale — riveste un ruolo-chiave che non può e non deve essere sottovalutato da chi di comunicazione si occupa o si occuperà. Il linguaggio, come riportato anche dal MIUR in Linee guida per l’uso del linguaggio amministrativo (2018), costituisce il mezzo tramite cui gli esseri umani rappresentano la realtà, contribuendo a consolidarla così com’è o, al contrario, a modificarla. Adottare un linguaggio inclusivo e rispettoso del genere rappresenta un’assunzione di responsabilità, una potente leva di cambiamento e trasformazione sociale, un modo per sostenere e partecipare attivamente alla costruzione di un presente e di un futuro più equi, promuovendo la diffusione di una cultura inclusiva e rispettosa delle differenze. A partire da questi presupposti è stato compiuto un lavoro di lettura e analisi di quei documenti di carattere istituzionale che si occupano di fornire linee guida e “regole” per un linguaggio inclusivo e paritario al fine di estrapolare, isolare, sintetizzare alcuni punti di attenzione rilevanti, in particolare, per i progettisti di comunicazione.

Obiettivo è fornire suggerimenti e forme alternative che consentano di superare i retaggi sessisti perpetrati dal linguaggio iconico e verbale, senza rompere le regole linguistiche e grammaticali riconosciute. In un percorso che va dal particolare al generale, sono stati poi individuati e sintetizzati 10 princìpi, 10 requisiti irrinunciabili, ai quali crediamo che un linguaggio iconico e verbale gender-sensitive debba rispondere. Con questo documento intendiamo rivolgerci a docenti, studenti, cultori e cultrici della materia, ricercatori e ricercatrici che si muovono nella dimensione comunicativa della società assumendo il ruolo di realizzatori di immagini all’interno del circuito mediatico e a tutte e tutti coloro impegnati specificamente nel campo del design della comunicazione poiché riteniamo che, in quanto persone esperte, abbiano una responsabilità sociale e un ruolo decisivo. Il nostro obiettivo è promuovere un linguaggio — iconicoe verbale— gender-sensitive, rispettoso delle identità e delle scelte personali, nella convinzione che il design della comunicazione possa costituire uno strumento per l’inclusione e uno spazio nel quale costruire forme di resistenza creativa.

Le ragioni del manifesto

La società del terzo millennio è ancora caratterizzata da una visione del mondo dal retaggio androcentrico, che tuttora perpetra ciò che viene definito gender power asymmetry (Mulvey 1975;1981), favorendo i processi di stereotipizzazione delle identità e ostacolando il lento percorso verso una società inclusiva e paritaria. Le questioni che riguardano le dissimmetrie di genere costituiscono oggi una priorità, così come documentato da numerosi studi, ricerche e indicatori tra cui il Global Gender Gap Report, redatto annualmente dal World Economic Forum, nel quale emerge in particolare la posizione di arretratezza dell’Italia, e l’Agenda ONU 2030, che pone tra i propri obiettivi il raggiungimento della parità di genere (obiettivo 5).
In questo contesto il linguaggio — iconicoe verbale — riveste un ruolo-chiave che non può e non deve essere sottovalutato da chi di comunicazione si occupa o si occuperà. Il linguaggio, come riportato anche dal MIUR in Linee guida per l’uso del linguaggio amministrativo (2018), costituisce il mezzo tramite cui gli esseri umani rappresentano la realtà, contribuendo a consolidarla così com’è o, al contrario, a modificarla. Adottare un linguaggio inclusivo e rispettoso del genere rappresenta un’assunzione di responsabilità, una potente leva di cambiamento e trasformazione sociale, un modo per sostenere e partecipare attivamente alla costruzione di un presente e di un futuro più equi, promuovendo la diffusione di una cultura inclusiva e rispettosa delle differenze. A partire da questi presupposti è stato compiuto un lavoro di lettura e analisi di quei documenti di carattere istituzionale che si occupano di fornire linee guida e “regole” per un linguaggio inclusivo e paritario al fine di estrapolare, isolare, sintetizzare alcuni punti di attenzione rilevanti, in particolare, per i progettisti di comunicazione.

Obiettivo è fornire suggerimenti e forme alternative che consentano di superare i retaggi sessisti perpetrati dal linguaggio iconico e verbale, senza rompere le regole linguistiche e grammaticali riconosciute. In un percorso che va dal particolare al generale, sono stati poi individuati e sintetizzati 10 princìpi, 10 requisiti irrinunciabili, ai quali crediamo che un linguaggio iconico e verbale gender-sensitive debba rispondere. Con questo documento intendiamo rivolgerci a docenti, studenti, cultori e cultrici della materia, ricercatori e ricercatrici che si muovono nella dimensione comunicativa della società assumendo il ruolo di realizzatori di immagini all’interno del circuito mediatico e a tutte e tutti coloro impegnati specificamente nel campo del design della comunicazione poiché riteniamo che, in quanto persone esperte, abbiano una responsabilità sociale e un ruolo decisivo. Il nostro obiettivo è promuovere un linguaggio — iconicoe verbale— gender-sensitive, rispettoso delle identità e delle scelte personali, nella convinzione che il design della comunicazione possa costituire uno strumento per l’inclusione e uno spazio nel quale costruire forme di resistenza creativa.